Il 15 maggio alle 21.00 nella sala riunioni
comunale di Tromello riparte, per il terzo anno di fila, il progetto “Lo sport
per camminare insieme”, che coinvolgerà la casa circondariale di Vigevano e una
nutrita squadra di enti e associazioni. Motore dell’iniziativa ancora una volta
l’Associazione sportiva San Martino, affiancata da Azione Cattolica diocesana,
Centro Sportivo Italiano, Istituto Superiore Castoldi di Vigevano e Comune di
Tromello. Evento inaugurale dell’edizione 2014 sarà la tavola rotonda “Oltre le sbarre, oggi: leggi, luoghi comuni
e realtà delle nostre carceri”, alla quale parteciperanno Davide Pisapia,
direttore della struttura carceraria, e Claudia Gaeta, responsabile dell’area
educativa, insieme ad alcuni collaboratori. Verranno affrontati temi caldi
quali la realtà carceraria locale e nazionale, i luoghi comuni ad essa
riferiti, le esperienze di volontariato con i detenuti e l’ormai celeberrimo
decreto “svuota-carceri”, tanto chiacchierato e poco conosciuto.
Il progetto dal 2012 ha coinvolto gli atleti della Asd
San Martino Tromello e gli studenti del V anno del Castoldi, sia stimolando nei
ragazzi una presa di coscienza della realtà carceraria locale e nazionale, sia
permettendo loro l'incontro fisico, attraverso lo sport, con i detenuti e le
detenute della casa circondariale. Obiettivo principale è sempre stato permettere
ai partecipanti di educarsi al tendere la mano, senza giudizi, creando
un’occasione per conoscere persone alla ricerca di riscatto e di relazioni. Si è
voluto così avvicinare i partecipanti ad un mondo semisconosciuto di vite,
errori e speranze, dimostrando ancora una volta quanto lo sport sia un potente
mezzo di comunicazione. Da sfondo all’intero progetto, la convinzione che fede e
talento non bastino, se al centro di tutto non c'è la persona.
Il progetto con la struttura
carceraria di Vigevano, concepito nell’autunno 2011, si è concretizzato nella
primavera dell’anno successivo: ad aprile si tenne l’incontro formativo “Oltre
le sbarre”, che si rivelò un’occasione preziosa per cominciare a conoscere
meglio un luogo spesso frettolosamente etichettato e giudicato. La formazione è
stata sempre propedeutica e premessa indispensabile alle successive giornate di
sport, tutte svoltesi nella casa circondariale: il torneo femminile di
pallavolo (maggio 2012), il triangolare maschile di calcio a 7 (giugno 2012)
con la partecipazione degli arbitri CSI. Nel 2013 si è deciso di dare
continuità al progetto, proponendo in oratorio l’incontro “Il perdono
responsabile”, con le testimonianze dei ragazzi (maggio) e il Cineforum con il
film “Tutta colpa di Giuda”. In carcere hanno avuto luogo gli allenamenti di
pallavolo con le detenute (maggio e dicembre) ed il quadrangolare maschile di
calcio a 5. Seguito immancabile delle gare il “terzo tempo”, con il quale
grazie ad un semplice rinfresco si è voluto sostare, lasciando del tutto da
parte l’agonismo del gioco, per dare spazio al dialogo e all’incontro. Cercare
di tradurre valori cristiani per renderli “vivi” e vivibili attraverso lo sport
e l’incontro è da sempre nel progetto. La speranza è che queste idee riescano
ad andare anche oltre le sbarre anche oggi, sempre consapevoli, però, che per
educare bisogna prima lasciarsi educare.
“Lo sport per
camminare insieme” continua, dunque, per
dare continuità ad un gesto. Come per tutte le azioni che hanno valore (anche
un semplice abbraccio!) è fondamentale dare continuità, far sì che esse non
rimangano episodi isolati e occasionali. La continuità permette che non vada
perso il bene delle relazioni, e allo stesso tempo consente di andare al cuore
delle cose e di non restare in superficie, di non fermarsi alla prima tappa di
un percorso. Per chi è piccolo poi, come le realtà dei nostri paesi, è
essenziale aprirsi, cercare e non fuggire il contatto con la diversità. Per non
restare “piccola” anche nel cuore e nelle relazioni, in questi anni di vita
associativa la San Martino ha privilegiato il contatto con alcune “diversità”
(disabili, ragazzi delle comunità per minori, detenuti) e ne è uscita
arricchita. Non è stata beneficienza, bensì una palestra di umanità che ha
fatto crescere persone e associazione. I detenuti, che i ragazzi hanno subito
scoperto essere coetanei, hanno lasciato ai partecipanti un messaggio di
speranza e amicizia.
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